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Il manifesto di Keiko

Con questo post inauguriamo ufficialmente il sito web di Keiko - Bedroom Comics Criticism che farà da centro operativo, canale di comunicazione (accanto a Telegram e Instagram), e archivio delle attività della rivista.

Sul numero zero di Keiko, i cui preparativi per il lancio sono ormai agli sgoccioli, troverete un editoriale che fa da manifesto al progetto e che abbiamo deciso di proporre anche qui sul sito web.

Buona lettura.

Il volume che avete tra le mani è il frutto di un lavoro tormentato, faticoso e pieno di intoppi. Non verremo qui a raccontarvi di come tutto sia andato subito per il verso giusto. Tuttavia, siamo andati avanti e abbiamo insistito caparbiamente per poterlo far arrivare tra le vostre mani. L’idea di Keiko nasce durante una chiacchierata in macchina per passare il tempo prima di arrivare a uno dei tanti Napoli Comicon a cui siamo stati negli ultimi anni. Un po’ per gioco ci siamo messi in testa di provare a creare un nuovo spazio dove poter raccontare e discutere di fumetto in assenza di freni; una zona franca dove idee e storie sul fumetto e media affini potessero essere libere di circolare e mescolarsi tra loro senza una finalità precisa. 

L’obiettivo di Keiko è raccogliere scritti e spunti interessanti e così facendo di valorizzarli. Da alcuni anni ormai la discussione attorno al fumetto si articola soprattutto su internet, in un oceano frammentato fatto di post, di video, di articoli, di conversazioni nei commenti, nelle chat di gruppo e nelle dirette. Un flusso che va avanti incessante e senza fine, in cui è difficile orientarsi e dove il contenuto più frivolo si alterna al lavoro più elaborato senza alcuna soluzione di continuità, in una competizione continua per vincere l’attenzione degli utenti che rende il nuovo rapidamente vecchio e dimenticato. Per questo, sin da subito Keiko nasce come rivista su carta. C’è ovviamente un sito web che farà da centro comunicazioni e archivio del nostro lavoro, perché nonostante tutto crediamo comunque nella forza di internet come strumento per diffondere idee e creare contatti. Pensiamo però che la carta stampata possa essere la strada giusta per allestire uno spazio estraneo e alternativo alle dinamiche peggiori del web e avere almeno una chance di sfuggire alla bulimia con cui fagocita, digerisce e passa oltre tutto quello che gli offriamo. Una rivista cartacea incuriosisce con le anticipazioni e spinge all’azione per recuperarla, si fa attendere e per questo desiderare, si riserva uno spazio fisso della nostra attenzione e della nostra memoria perché ne occupa uno fisico nella borsa con cui la portiamo in giro, nel comodino su cui la posiamo, nella libreria in cui la archiviamo. Tutti  elementi che funzionano in concerto con il rito di lettura e lo rafforzano. Ci auguriamo, inoltre, che affidare questi scritti alla carta possa donare loro una vita imprevedibile. Chissà che storia vivrà, o ha già vissuto, la copia di Keiko che tenete tra le mani: forse l’avete comprata all’uscita o forse l’avete presa usata su internet; qualcuno potrebbe usarla per accenderci il fuoco mentre qualcun altro potrebbe riporla in un angolo della propria libreria, dimenticarsene e riscoprirla quando meno se lo aspetta, mentre mette in ordine la propria casa o organizza un trasloco; magari qualcuno la riceverà in eredità o la troverà a un mercatino senza sapere cos’è e, attirato dalla copertina o dal titolo, ci scoprirà così. In ogni caso, stampando questa copia di Keiko ci sembra di lasciarci in balia di un vento incerto, di esistere nel presente, nel passato e nel futuro, come una capsula nel tempo senza istruzioni precise per essere ritrovata.

Fuori dal tempo si posiziona anche il contenuto stesso di questa rivista. Quello che infatti volevamo costruire, e che speriamo di  coltivare, è un luogo “lento” dove sia chi legge sia chi scrive possa prendersi un momento di pausa e concentrarsi unicamente sull’approfondimento fumettistico che di volta in volta porteremo su queste pagine, in totale controtendenza rispetto alla divulgazione mainstream che cerca di seguire l’uscita del mese e l’onda dell’hype. Dietro la scelta di cosa pubblicare non c’è infatti nessun principio particolare o complessa dinamica interna, ma solo il desiderio di offrire uno spazio a delle penne interessanti perché possano scrivere di ciò che gli sta più a cuore. Ne consegue che, più che una rivista, quello che avete tra le mani non è altro che un collage di voci diverse, un itinerario di viaggio che si muove tra paesaggi distanti e quasi incoerenti tra loro.

L’immagine della “camera da letto” evocata dal sottotitolo di Keiko, “Bedroom Comics Criticism”, crediamo riassuma perfettamente queste due anime del progetto. Nella nostra cameretta di notte, con solo il chiarore di un paralume a farci compagnia mentre ci dedichiamo alle nostre passioni, il tempo sembra quasi sospendersi. La camere da letto è un luogo di tranquillità e isolamento, uno spazio in cui ci si prende una pausa dal mondo esterno, dalle sue pressioni e dai suoi ritmi. D’altra parte, la camera da letto è anche uno spazio sicuro dove potersi lasciare andare a fantasticherie, a ragionamenti fuori dal mondo, ad accostamenti e idee che potrebbero rivelarsi fallimentari. Un luogo libero, senza progetti né pretese. Keiko non è una rivoluzione e non è un manifesto programmatico. È un insieme di pagine rilegate che riunisce  interpretazioni, pensieri sparsi, visioni e discorsi differenti sapendo di non rincorrere nessuna oggettività di sorta, ma solo di voler portare una visione laterale su un medium che ha bisogno, soprattutto in Italia, di una critica che voglia sporcarsi di fumetto e di inchiostro.

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